L’eterno dilemma: meglio vivere in città o in campagna? Quali sono i vantaggi dell’una e quali quelli dell’altra? Ecco come la pensavano due grandi cantautori italiani: Adriano Celentano e Giorgio Gaber. Le loro idee non sembrano però essere proprio le stesse Ascoltate le canzoni che vi proponiamo e diteci come la pensate! COM’E’ BELLA LA CITTA’ – di Giorgio Gaber Vieni, vieni in città che stai a fare in campagna? se tu vuoi farti una vita devi venire in città. com’è bella la città com’è grande la città com’è viva la città com’è allegra la città. piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce con tanta gente che lavora con tanta gente che produce. con le réclames sempre più grandi coi magazzini le scale mobili coi grattacieli sempre più alti e tante macchine sempre di più. IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK – DI Adriano Celentano Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via gluck, in una casa, fuori città, gente tranquilla, che lavorava. là dove c’era l’erba ora c’è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà? questo ragazzo della via gluck, si divertiva a giocare con me, ma un giorno disse, vado in città, e lo diceva mentre piangeva, io gli domando amico, non sei contento? vai finalmente a stare in città. là troverai le cose che non hai avuto qui, potrai lavarti in casa senza andar giù nel cortile! mio caro amico, disse, qui sono nato, in questa strada ora lascio il mio cuore. ma come fai a non capire, è una fortuna, per voi che restate a piedi nudi a giocare nei prati, mentre là in centro respiro il cemento. ma verrà un giorno che ritornerò ancora qui e sentirò l’amico treno che fischia così, “wa wa”! passano gli anni, ma otto son lunghi, però quel ragazzo ne ha fatta di strada, ma non si scorda la sua prima casa, ora coi soldi lui può comperarla torna e non trova gli amici che aveva, solo case su case, catrame e cemento. là dove c’era l’erba ora c’è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà. ehi, ehi, la la la… la la la la la… eh no, non so, non so perché, perché continuano a costruire, le case e non lasciano l’erba non lasciano l’erba non lasciano l’erba non lasciano l’erba eh no, se andiamo avanti così, chissà come si farà, chissà… E voi, con chi siete d’accordo?
Franco Battiato – “La stagione dell’amore” La stagione dell’amore viene e va, i desideri non invecchiano quasi mai con l’età. Se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà, non ritornerà più. La stagione dell’amore viene e va, all’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà. Ne abbiamo avute di occasioni perdendole; non rimpiangerle, non rimpiangerle mai. Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore. Nuove possibilità per conoscersi e gli orizzonti perduti non ritornano mai. La stagione dell’amore tornerà con le paure e le scommesse questa volta quanto durerà. Se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà, non ritornerà più.
Ecco una buona lettura per chi vuole ripassare un po’ di lessico relativo alla cucina, al cibo e alla cultura gastronomica italiana. Niente di nuovo, anzi, quanto di più classico e tradizionale vi possiamo offrire. Ma – forse – proprio per questo motivo il tema che vi proponiamo non annoia mai! La cucina italiana è senza dubbio conosciuta ed apprezzata in ogni parte del mondo, i ristoranti che la offrono sono tra i più diffusi in assoluto. Una sua caratteristica è la grande varietà, perché la cucina italiana è, innanzitutto, una cucina regionale: in ragione delle differenze climatiche, territoriali e storiche, basta spostarsi di poche decine di chilometri per trovare differenze notevoli in tavola. Così, molti piatti delle diverse tradizioni, sono diventati simboli del Belpaese. Ecco alcuni classicissimi del mangiare italiano che hanno conquistato proprio tutti. CARBONARA Condimento classico della pasta nella cucina laziale. Gli ingredienti tipici sono guanciale, pecorino, uova, sale e pepe. L’origine del nome è invece incerta: invenzione di un cuoco di Carbonia, modo di condire tipico dei carbonai, o coperto di pepe come carbone? COTECHINO Un insaccato che va consumato cotto, fatto di in un impasto di carne di maiale, lardo, cotenna e spezie. Originario dell’Emilia e di altre zone del Nord Italia, si è poi diffuso nell’intera penisola. Su tutte le tavole italiane a Capodanno, accompagnato solitamente da purè e lenticchie. OLIVE ASCOLANE Le olive ascolane sono un piatto caratteristico della provincia di Ascoli Piceno. Si impanano e poi si friggono, al loro interno vi è un cuore tenero di ripieno a base di carne. Sono considerate una vera specialità e sono conosciute in tutto il mondo. ORECCHIETTE Le orecchiette sono una pasta tipica della Puglia dalla forma simile a quella di piccole orecchieecco spiegato il loro nome. Si realizzano utilizzando esclusivamente farina di grano duro, acqua e sale; la ricetta tipica regionale le vuole insieme alle cime di rapa anche se, in alcune zone della Puglia, è comune abbinarle a sugo di pomodoro e/o ricotta forte di pecora. PANETTONE Il panettone è un tipico dolce milanese: oggi, ormai ampiamente diffuso in tutta Italia (e nel mondo), rappresenta il simbolo delle tradizioni gastronomiche del Natale. Si ottiene da un impasto lievitato a base di acqua, farina, burro, uova (tuorlo), al quale si aggiungono frutta candita, scorzette di arancio e cedro, uvetta. Negli ultimi anni il panettone classico è stato reinterpretato in diverse varianti: glassato, senza canditi o uvetta, ripieno di crema, gelato o cioccolato. PARMIGIANA DI MELANZANE La preparazione è tipica della cucina siciliana, dove le melanzane si sono diffuse prima che in altre regioni. Ingredienti: melanzane (fritte), condite a strati con salsa di pomodoro e basilico, mozzarella, formaggio parmigiano. Ma attenzione: il nome del piatto, secondo alcuni, deriva dalla disposizione degli ingredienti – a strati – tipico dei parmigiani, gli abitanti di Parma. PESTO Il pesto è un condimento originario della Liguria. Come Pesto alla genovese è inserito tra i Prodotti agroalimentari tradizionali di quella regione. Il suo ingrediente fondamentale è il basilico: insieme ad esso vengono pestati a crudo pinoli e aglio, poi conditi con parmigiano (e/o pecorino, a seconda delle tradizioni locali) ed olio di oliva extravergine. Si sposa perfettamente con gnocchi di patate, minestroni, e la pasta (trofie, bavette, linguine, trenette, tagliatelle e lasagne. PIZZA La pizza intesa come pasta con sopra condimenti vari esiste da sempre, anche prima dell’arrivo del pomodoro in Europa. La pizza come la conosciamo oggi, quella che si è diffusa in tutto il mondo, è però certamente la pizza Margherita fatta a Napoli, preparata nel 1889 dal pizzaiolo Raffaele Esposito e da sua moglie per la Regina Margherita di Savoia in visita alla città. Mozzarella, pomodoro e basilico; bianco, rosso e verde, come i colori della bandiera del neonato Stato Italiano. RISOTTO ALLA MILANESE (O ALLO ZAFFERANO) Il risotto alla milanese è una delle eccellenze gastronomiche del capoluogo lombardo, Milano. Questo piatto molto semplice affascina soprattutto per il colore dorato conferitogli dallo zafferano, ingrediente principale della ricetta. Non tutti sanno, però, che un risotto alla milanese come tradizione vuole contiene il midollo di bue, fondamentale per arricchirne il gusto. RAGU’ BOLOGNESE Il ragù bolognese è un particolare condimento a base di carne bovina tritata, tipico della cucina di Bologna. E’ tradizionalmente servito con le tagliatelle all’uovo, ma è usato anche insieme alle lasagne al forno (con in aggiunta la besciamella) o alla polenta, uno dei piatti poveri del passato. TIRAMISU’ Il tiramisù è un dolce le cui origini vengono spesso contese fra diverse regioni quali il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e altre. Ma ciò è poco rilevante: questo dessert al cucchiaio a base di savoiardi inzuppati nel caffè, mascarpone, uova e zucchero, è diventato Il dolce italiano per eccellenza! Pilastro di ogni famiglia, asso nella manica di chiunque sia alle prese con menù importanti e ospiti stranieri! CANNOLO SICILIANO I cannoli, una delle specialità più conosciute della pasticceria siciliana, sono formati da un involucro di pasta fritta e croccante, farcito con un ripieno di crema di ricotta di pecora, gocce di cioccolato e cubetti di zucca candita (il cui utilizzo si è però un po’ perso). In origine venivano preparati in occasione del carnevale; col passare del tempo e l’aumentare del loro successo si sono diffusi largamente in tutta Italia e rappresentano oggi l’alta qualità dell’arte dolciaria nostrana nel mondo.
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Gli animali non solo fanno parte della nostra vita quotidiana, ma sono entrati con forza nella cultura e nel linguaggio degli italiani. Li ritroviamo così in molte espressioni comuni, modi di dire e proverbi. In seguito abbiamo voluto raccoglierne alcuni esempi. Per iniziare, pensate a quanto spesso si associano i nomi degli animali alle qualità personali, al fine di evidenziarle più efficacemente . E allora un uomo può essere alto come una giraffa, noioso come una mosca, nudo come un verme, muto come un pesce, sfuggente come un’anguilla, grasso come un maiale (o una balena), solo come un cane, lento come una lumaca (o una tartaruga), curioso come una scimmia, ignorante come una capra, sano come un pesce, coraggioso come un leone (o una tigre), cieco come una talpa, docile come un agnello, testardo come un mulo, furbo come una volpe, pazzo come un cavallo, scontroso come un orso e così via. Altre volte usiamo metaforicamente nomi di animali per indicare tratti caratteristici delle persone: diciamo è uno squalo di chi è privo di scrupoli in affari; è un pollo di chi, al contrario, è molto ingenuo. Riguardo una persona che non è un’aquila, vogliamo dire che non è granché intelligente o intuitiva mentre essere un avvoltoio significa approfittare vigliaccamente di una situazione di disgrazia dell’altro; essere un falco(o una lince) è semplicemente sinonimo di avere un’ottima vista. Continuiamo: è un coniglio chi ha paura e mostra vigliaccheria, essere un elefante è invece tipico delle persone maldestre e incapaci di muoversi senza fare danni. Sono dei gufi tutti coloro che vogliono portare sfortuna (e quindi gufano), è un maiale chi si comporta in modo molto maleducato e moralmente riprovevole, è un pappagallo chi ripete meccanicamente qualsiasi cosa (senza magari averla capita). E ancora: se dico a Paolo che è una pecora vuol dire che segue il gregge, la massa e non ragiona di testa propria; se invece Paolo è la pecora nera egli rappresenta l’elemento diverso all’interno di un gruppo (generalmente in senso negativo, spesso anche in modo ironico) mentre se è una mosca bianca si intende che è una persona non comune ma in senso positivo. Ci sono anche i migliori amici dell’uomo: se io ed un’altra persona siamo cane e gatto non andiamo per niente d’accordo anzi, litighiamo spessissimo! Per concludere questa breve carrellata altri quattro esempi: essere un pesce fuor d’acqua vuol dire che la persona si trova a disagio e fuori luogo in un certo ambiente, se mi dicono che sono un asino non è un complimento perché significa che non studio e vado male a scuola; ben peggio rappresenta infine l’essere un serpente, ovvero un traditore, qualcuno sempre pronto ad attaccarti alle spalle, o l’essere una vipera cioè una persona maligna, perfida. In alcune espressioni associamo gli animali a delle azioni o a dei verbi: Mangiare come un uccellino/bue – mangiare poco/tanto. Piangere come un vitello – piangere tanto. Correre come una lepre/un ghepardo – correre velocemente. Saltare come un grillo – saltare tanto/ in alto. Cantare come un usignolo – cantare molto bene. Dormire come un ghiro – dormire tanto. Puzzare come una capra – puzzare tanto. Bere come un cammello – bere tanta acqua. Bere come una spugna – bere tanti alcolici. Scrivere come un cane – scrivere male. Di seguito altri modi di dire, sempre con i nostri amici animali: Mettere il carro davanti ai buoi – anticipare, fare qualcosa prima del tempo. Avere una febbre da cavallo – avere una febbre molto alta. Cavallo di battaglia – ambito nel quale una persona riesce a mostrare al meglio le sue doti. Una dose da cavallo -una dose molto elevata di un medicinale. Canto del cigno – l’ultima espressione degna di nota di una carriera o di una vita professionale/ artistica in declino. Versare lacrime di coccodrillo- dispiacersi in modo ipocrita per qualcuno o qualcosa. Aver la memoria come un elefante – avere un’ottima memoria. Correre dietro alle farfalle- fare cose inutili. Avere un cervello da gallina – essere stupido, avere un cervello piccolo. Scrivere con zampe di gallina – avere una brutta calligrafia. La gallina dalle uova d’oro – una persona o una situazione che dà continuamente vantaggi (spesso economici). Andare a letto con le galline – andare a dormire molto presto. Fare il gallo – avere un atteggiamento di superbia. Avere una gatta da pelare – avere un problema fastidioso da risolvere. Avere sette vite come i gatti – avere molte risorse. Avere grilli per la testa – avere idee strane o pazze. Prendere lucciole per lanterne – scambiare qualcosa di piccolo per qualcos’altro di maggiore importanza, illudersi. Avere una fame da lupo – avere molta fame. Tempo da lupi – un tempo (atmosferico) terribile. In bocca al lupo! – augurare buona fortuna. Si risponde: si risponde crepi il lupo! Lupo di mare – un navigatore esperto. Far saltare la mosca al naso – fare arrabbiare qualcuno. Non si sente volare una mosca- c’è silenzio assoluto. Rimanere con un pugno di mosche- restare senza niente di concreto in mano, non ottenere risultati concreti. Avere la pelle d’oca – rabbrividire. Fare il pavone, o pavoneggiarsi – vantarsi di qualcosa, mettersi in mostra. Non saper che pesci prendere – non sapere cosa fare in una determinata situazione. Essere preso a pesci in faccia – venire trattato malamente. Non essere né carne né pesce – non avere un’identità ben definita. Prendere due piccioni con una fava – ottenere due risultati con un unico sforzo. Avere la pulce all’orecchio – essere dubbioso. Non saper cavare un ragno dal buco – Non riuscire ad ottenere risultati. Chiudersi a riccio – chiudersi in se stessi Sputare il rospo – confessare. Ingoiare un rospo – sopportare una situazione difficile o dolorosa. Allevare una serpe in seno – qualcuno da noi amato e cresciuto che ci tradisce, ci si rivolta contro. Parenti serpenti – i parenti che si rivelano nemici. Fare la talpa – un informatore infiltrato in un gruppo. Topo d’appartamento – ladro che ruba negli appartamenti. Ed infine, ecco alcuni detti popolari: Moglie e buoi dei paesi tuoi – è meglio sposare una persona del proprio paese e rimanere fedeli alle proprie tradizioni. Can che abbaia non morde – chi minaccia chiassosamente non rappresenta un vero pericolo. Menare il can per l’aia – perdere tempo in chiacchiere inutili. Non svegliare il can che dorme – non disturbare qualcuno che può rivelarsi pericoloso. A caval donato non si guarda in bocca – tutto ciò che viene regalato è qualcosa di guadagnato e non va criticato. Campa cavallo che l’erba cresce – far passare troppo tempo. Andare col cavallo di san Francesco – andare a piedi. Gallina che canta ha fatto l’uovo – il primo che accusa qualcuno di una azione ne è il vero responsabile. Gallina vecchia fa buon brodo – l’esperienza è una virtù preziosa e di qualità. Meglio un uovo oggi che una gallina domani – meglio qualcosa di concreto ma subito che qualcosa di più allettante ma incerto nel futuro. Quando il gatto non c’è, i topi ballano – quando il capo di un gruppo non c’è o è assente, chi rimane ne approfitta. Il lupo perde il pelo ma non il vizio – si può invecchiare e cambiare, ma i vizi restano. Una rondine non fa primavera – un singolo evento positivo non significa l’arrivo di un periodo favorevole. Fonti: parliamoitaliano.altervista.org, Cose d’Italia (Bonacci editore), dizionari.corriere.it,zanichellibenvenuti.it, scudit.net
Come ci racconta Laura Montanari in questo articolo su Repubblica.it Cultura, la lingua del Belpaese rallenta nei Paesi della vecchia Europa ma cresce in aree che vanno dall’Est europeo (Russia in testa) al Magreb, fino ai Paesi arabi e al Vietnam. Cambia la geografia e forse si allontana un po’ dalle radici e dai luoghi dell’immigrazione classica italiana (Germania, Stati Uniti), che pure restano numericamente di gran lunga in cima alla classifica. L’italiano conquista terre nuove allora e, come sottolinea il sottosegretario al ministero degli Affari esteri, Mario Giro, “siamo la quarta o quinta lingua più studiata al mondo, e in crescita”. Nel 2012 erano circa 570mila gli allievi che imparavano la lingua italiana all’estero ma secondo i nuovi dati il numero è triplicato, arrivando a un milione e mezzo perché nei conteggi sono stati aggiunti scuole private, associazioni e istituti che prima sfuggivano al censimento. L’italiano come risorsa, come veicolo culturale, turistico ed economico di promozione del Paese. È l’idea del ministero degli Esteri, che intende rilanciare e riorganizzarne lo studio. Sfida difficile in tempi di crisi economica, tagli agli istituti di cultura e alle cattedre. Si punta al web: in agenda c’è la creazione di un portale dell’italiano che metta insieme l’offerta dei corsi, lezioni online, formazione a distanza per i prof e un osservatorio permanente per promuovere la conoscenza della nostra lingua non soltanto come vettore culturale, ma anche economico. “Agli studenti che arrivano dalla Cina nei nostri politecnici – dice il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini – adesso si impartiscono lezioni in inglese, io proporrei di offrire loro anche corsi di italiano e di arte. È un modo per legarli al ricordo del nostro Paese”. Uno dei soggetti più attivi nella diffusione dell’italiano estero è la società Dante Alighieri (423 sedi): “Stiamo lavorando – dice il segretario Alessandro Masi – per potenziare gli scambi”. Pur sottolineando l’importanza della lingua e dell’arte italiana – continua l’autrice dell’articolo – non andrebbero dimenticate nemmeno il design, la moda, il cibo, la musica lirica, il turismo e tutto ciò che definiamo come made in Italy, perchè la promozione linguistica non potrà avere successo senza essere collegata allo scenario culturale simbolico.
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Pier Paolo Pasolini talks about Italian Language in a RAI TV program (22nd February, 1968). Pier Paolo Pasolini; 5 March 1922 – 2 November 1975) was an Italian film director, poet, writer and intellectual. Pasolini distinguished himself as a poet, journalist, philosopher, novelist, playwright, filmmaker, newspaper and magazine columnist, actor, painter and political figure. He demonstrated a unique and extraordinary cultural versatility, becoming a highly controversial figure in the process. While his work remains controversial to this day, in the years since his death Pasolini has come to be valued by many as a visionary thinker and a major figure in Italian literature and art. American literary critic Harold Bloom considers Pasolini to be a major European poet and important in 20th-century poetry, including his works in his collection of the Western canon. Biography (Wikipedia)
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